Del fine ultimo. Ce n'è ancora bisogno? Riconsiderazione della proposta tomista alla luce delle critiche contemporanee
Salesianum vol. 82 (2020) n. 3, 407-453
Sezione: Studia
Sommario
Prendendo le mosse dalle critiche avanzate da alcuni autori contemporanei nei confronti della comprensione tomista del fine ultimo dell’agire umano, lo studio argomenta per una proposta teoreticamente attrezzata, in grado di custodire l’insostituibile ruolo del fine ultimo nell’organizzazione della vita umana, evitando altresì facili fraintendimenti. A tal fine, vengono presentati gli aspetti fondamentali delle concezioni aristotelica e tomista del fine ultimo, unitamente ai problemi che esse lasciano in sospeso; l’introduzione di alcune capitali distinzioni permette di riscattare la fondamentale coerenza della proposta tomista, definendone meglio la portata e la fecondità. Quella che emerge è una elaborazione di ispirazione tomista, libera da preoccupazioni esegetiche, che nell’intenzione dell’Autore serve da base per impostare in modo rigoroso il discorso sul fine ultimo, articolando attorno ad esso la riflessione morale.
Abstract
Based on the criticisms made by some contemporary authors against the Thomistic understanding of the ultimate end of human action, this study argues for a theoretically equipped proposal, capable of preserving the irreplaceable role of the ultimate end in the organization of human life, also avoiding easy misunderstandings. To this purpose, the fundamental aspects of the Aristotelian and Thomistic conceptions of the ultimate end are presented, together with the problems they leave open or in suspense; the introduction of some capital distinctions allows to redeem the fundamental coherence of the Thomistic proposal, defining better its scope and fruitfulness. What emerges is an elaboration of Thomistic inspiration, free from exegetical concerns, which in the Author’s intention serves as a basis for imposing in a rigorous manner the discourse on the ultimate end, articulating moral reflection around it.