header

Roberto Fusco - Università Pontificia Salesiana (Roma)
Salesianum vol. 83 (2021) n. 2, 329-351
Sezione: Studia

Autori

Roberto Fusco - Università Pontificia Salesiana (Roma)

Sommario

La testimonianza del Liber pontificalis per i papi Silvestro e Marco attesta la considerevole comparsa delle donazioni imperiali in ambito di suppellettile liturgica. Se questo fenomeno rimane aperto a contrastanti interpretazioni sotto il profilo dell’analisi storico-politica, esso consente di collegare l’architettura ecclesiastica con la liturgia in modo assai denso di prospettive e di studiare, in particolare, l’arredo liturgico dal punto di vista funzionale, oltre che formale o strutturale. Emerge chiara evidenza che il Liber applica alla sacra suppellettile una terminologia definita, già matura, precisa e omogenea nella denominazione degli oggetti destinati alla liturgia eucaristica e all’arredo ecclesiale che, con il supporto di una lettura filologica, permettono di aprire uno spiraglio su alcuni aspetti del rito cristiano a Roma in età costantiniana, dalla croce all’altare ai complessi usi offertoriali legati alla raccolta del vino per la comunione, dall’illuminazione delle chiese alla unicità dell’altare nell’area del presbiterio. La medesima maturità del lessico liturgico contribuisce anche a fissare un criterio di notevole importanza filologica, per cui ogni deroga alla coerenza del vocabolario interno costituisce una probabile spia per l’individuazione di rimaneggiamenti testuali.

Abstract

The testimony of the Liber pontificalis for the popes Sylvester and Mark attests the considerable appearance of the use of imperial donations in the field of liturgical furnishings. Whether this phenomenon remains open to contrasting interpretations in the light of the historical-political analysis, it allows us to connect in an innovative perspective ecclesiastical architecture with the liturgy and to study these furnishings by a functional, as well as formal and structural point of view. There is clear evidence that the Liber applies to sacred furnishings a defined, already mature, precise and homogeneous terminology regarding the denomination of objects intended for the Eucharistic liturgy, which opens, with the support of a philological reading, a glimpse on some aspects of the Christian rite in Rome in the Constantinian age, such as the presence of the cross at the altar, the complex offertory rite linked to the collection of wine for communion, the problem of churches lighting and the uniqueness of the altar in the presbytery area. This maturity of the liturgical lexicon also contributes to establishing a criterion of remarkable philological importance, for which any derogation from the coherence of the internal vocabulary constitutes a probable marker of textual alterations