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Clemens Schwaiger - Katholische Stiftungshochschule (München, Campus Benediktbeuern) - orcid-icon https://orcid.org/0009000007496174
Salesianum vol. 85 (2023) n. 2, 260-275
Sezione: Studia
Ricevuto: 20-04-2023 - Approvato: 04-05-2023

Autori

Clemens Schwaiger - Katholische Stiftungshochschule (München, Campus Benediktbeuern)

Sommario

Nel corso dei suoi primi progetti giusnaturalistici, Leibniz sviluppò una nuova, originale definizione di amore, che lui stesso considerava una scoperta rivoluzionaria: amare significa gioire della felicità di un altro. Proposta come una sorta di formula di concordia, la definizione sarebbe presto servita anche a mediare nella Querelle du pur amour, promettendo un ingegnoso equilibrio tra il benessere degli altri e il proprio bene. Pubblicata più volte in luoghi importanti (prima nella prefazione al Codex juris gentium diplomaticus, poi ancora negli Essais de Théodicée e nella Monadologie), non può semplicemente essere sfuggita all’attenzione degli studiosi del periodo successivo.
L’articolo esplora la questione, finora poco indagata, della risonanza che questo concetto di amore ha trovato tra i filosofi dell’Illuminismo tedesco influenzati da Leibniz (vale a dire Christian Wolff e i suoi seguaci). È proprio vero, come si presume di solito, che l’etica leibniziana dell’amore ha avuto soltanto un effetto trascurabile nel diritto naturale dell’Illuminismo? O forse svolge un ruolo pionieristico significativo, ancora troppo poco indagato, per l’idea filantropica di un amore generale per l’umanità?

Parole chiave

Amore | Felicità | Gioia | Giustizia | Saggezza

Abstract

In the course of his early drafts of natural law, Leibniz developed a new, original definition of love, which he himself considered a groundbreaking discovery: to love means to rejoice in the happiness of another. As a kind of formula of concord, the definition was soon proposed to mediate in the Querelle du pur amour by promising an ingenious balance between the well-being of others and one's own good. Published several times in prominent places (first in the preface to the Codex juris gentium diplomaticus, later again in the Essais de Théodicée and in Monadologie), it cannot simply have escaped the attention of scholars of the following period.
The article explores the hitherto hardly investigated question of what specific echo this concept of love found among philosophers of the German Enlightenment influenced by Leibniz (namely Christian Wolff and his followers). Is it really true, as is usually assumed, that Leibniz's ethics of love had only a negligible effect in the natural law of the Enlightenment? Or does it perhaps play a significant, still too little-seen, pioneering role for the philanthropic idea of a general love of humanity?

Keywords

Love | Happiness | Joy | Justice | Wisdom